L’insonnia è una persistente difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o semplicemente un’alterata qualità del sonno che determina una riduzione delle performance psico-fisiche diurne. Perché si possa parlare di insonnia devono essere presenti sia sintomi notturni che diurni.
I sintomi notturni comprendono:
- Difficoltà ad addormentarsi (latenza superiore ai 30 minuti);
- Difficoltà a mantenere il sonno con risvegli nel sonno e/o risveglio precoce al mattino;
- Sonno non ristoratore.
I sintomi diurni sono rappresentati da:
- Stanchezza e confusione diurna;
- Disturbi dell’attenzione e della memoria;
- Ansia ed irritabilità;
- Deflessione del tono dell’umore.
L’insonnia si distingue in: insonnia iniziale (o di addormentamento), insonnia intermedia e terminale (risveglio precoce). In base alla frequenza si può classificare in occasionale, transitoria (< 4 settimane) e persistente/cronica (> 4 settimane).
Le insonnie croniche sono solitamente insonnie primarie e presentano almeno uno tra i seguenti sintomi:
- Eccessiva preoccupazione o ansia riguardante il sonno;
- Difficoltà di addormentamento;
- Capacità di dormire meglio lontano da casa;
- Atti caratterizzati da pensieri intrusivi o dalla sensazione di essere incapaci di smettere di pensare;
- Aumentata tensione somatica a letto riflessa da una percezione di incapacità di rilassare il corpo in misura sufficiente a consentire l’addormentamento.
Bisogna sempre escludere che l’insonnia sia stata causata da inadeguata igiene del sonno (che va corretta consegnando al paziente un elenco delle norme di igiene del sonno), uso/abuso di farmaci e sostanze “attivanti”, disturbi respiratori.
Il trattamento non farmacologico comprende una corretta igiene del sonno, l’utilizzo di tecniche comportamentali, training autogeno, biofeedback, ipnosi e psicoterapia.
La terapia farmacologica include ipnotici, ansiolitici, antidepressivi, melatonina e antagonisti dell’orexina.
Gli ipnotici benzodiazepinici più usati sono quelli che hanno una breve emivita (2-4 ore) per evitare che il loro effetto si protragga al risveglio, o le cosiddette Z-drugs (Zolpidem, Zopiclone e Zaleplon) a breve emivita che, pur agendo sul recettore GABA-A, non appartengono alla classe farmacologica delle benzodiazepine.