Esami diagnostici

Metodica ecografica non invasiva e ampiamente validata e affidabile per individuare una arteriopatia ostruttiva (malattia ostruttiva dell’arteria carotide e dei vasi che portano il sangue al cervello). Tale esame permette di evidenziare alterazioni sia strutturali (presenza di placche ateromasiche) che di flusso (accelerazioni di flusso sanguigno) in questi vasi sanguigni.

Le indicazioni per eseguire l’esame sono:

  • Età superiore ai 45-50 anni, soprattutto se presenta molteplici fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale, diabete, abitudine al fumo di sigaretta, obesità, ipercolesterolemia, iperomocisteinemia);
  • Ateromasia dei tronchi sovraortici, ossia presenza di placche ateromasiche a carico delle arterie carotidi, succlavie o vertebrali, che necessitano di monitoraggio nel tempo;
  • Nuova diagnosi di ipertensione, prima di iniziare la terapia antipertensiva è bene eseguire l’esame ECD-TSA per escludere un’eventuale stenosi dei tronchi sovraortici che, generando un ipoafflusso cerebrale, causerebbe un aumento della pressione arteriosa come meccanismo di compenso.
  • In caso di TIA (ischemia cerebrale transitoria) ed ictus. Le placche ateromasiche determinano una riduzione dell’apporto di sangue al cervello e possono causare un’ischemia cerebrale transitoria (TIA) e, nei casi più gravi, un ictus cerebrale.
  • Presenza di diabete e/o ipercolesterolemia.
  • In caso di stenosi degli assi arteriosi di altri distretti corporei (arterie delle gambe, aorta addominale, arterie coronarie).

L’esame dei tronchi sovraortici deve essere dettagliato ed indicare, in caso di assenza di placche ateromasiche, l’IMT ossia lo spessore della parete dell’arteria carotide comune, indicatore del rischio cardiovascolare (ictus ed infarto).

Per approfondimenti è possibile consultare la sezione “fattori di rischio cardiovascolari“.

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Si tratta di un esame diagnostico non invasivo, utile per lo studio della dinamica del flusso cerebrale arterioso e venoso all’interno dei vasi sanguigni intracranici. Questa metodica sfrutta gli ultrasuoni e prevede il posizionamento di una sonda a livello della regione pre-auricolare e occipitale. Ha una durata di circa 30 minuti. L’utilizzo dell’eco doppler transcranico come esame clinico di routine delle arterie intracraniche è stato dimostrato nel 1982 da R. Aaslid e colleghi. Dagli anni ’80 ad oggi una vera e propria rivoluzione nel campo degli ultrasuoni ha reso possibile la visualizzazione dei vasi sanguigni e lo studio della velocità di flusso. Questo esame è fondamentale nello studio dell’ictus (sia in fase acuta che in fase stabilizzata), delle stenosi intracraniche e delle emorragie subaracnoidee. Inoltre è fondamentale per l’individuazione della presenza di forame ovale pervio (FOP) ai fini della prevenzione dell’ictus criptogenetico.

TEST PER LA RICERCA DELLA PERVIETA’ DEL FORAME OVALE (PFO), TEST DELLO SHUNT

Il Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviato con l’acronimo PFO, è un’anomalia cardiaca estremamente comune in cui l’atrio destro comunica con il sinistro a livello della fossa ovale. Interessa circa il 20-25% della popolazione adulta. In condizioni fisiologiche il PFO non comporta nessun problema. Se la pressione nell’atrio destro dovesse superare quella dell’atrio sinistro, ci potrebbe essere un passaggio (shunt) di sangue nell’atrio sinistro. Se nell’atrio destro sono presenti trombi o emboli attraverseranno il forame ovale dirigendosi verso le arterie che portano il sangue al cervello (fenomeno dell’embolia paradossa). La ricerca del PFO è riservata ai pazienti giovani, di età inferiore ai 50 anni, colpiti da uno o più episodi di ischemia cerebrale da causa non nota, pazienti con lesioni ischemiche silenti in assenza di altri fattori di rischio evidenti, subacquei colpiti da grave malattia da decompressione.

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