Probabilmente tutti avranno provato ansia almeno una volta nella vita.
Ma cosa succede se si prova ansia prima o addirittura durante una competizione sportiva?
Cercheremo di rispondere a questa e ad altre domande attraverso una rubrica che troverete su questa pagina.
Molto spesso l’ansia è provata dall’atleta quando si trova a pensare frequentemente al risultato che deve raggiungere, alla difficoltà della sfida, all’importanza della vittoria e ad altre variabili e fattori legati più o meno alla prestazione.
I pensieri di questo tipo sono gli “amici” dell’ansia e i nemici delle buone prestazioni.
Infatti, l’ansia, conduce a cambiamenti psicofisiologici complessi, che si riflettono anche sulla tensione muscolare. Pensiamo a quanto può essere controproducente per un atleta d’elite un aumento della tensione muscolare che lo porta a sentirsi appesantito, stanco, privo delle sue forze abituali.
Purtroppo uno stato di tensione eccessivo si riflette negativamente sulla coordinazione motoria (fine e grosso motoria), ed ovviamente le prestazioni rischiano di essere più basse del solito.
In genere l’atleta è consapevole di questo suo stato ansioso, cosa che può portarlo a sentirsi preoccupato per le sue prestazioni, e questa preoccupazione non farà altro che aumentare l’ansia che purtroppo influenzerà negativamente la prestazione.
Quindi occorre “spezzare” questo circolo vizioso, agendo su quei pensieri irrazionali, che stanno facendo vedere all’atleta il “problema” più grande di quello che è nella realtà.
E soprattutto, spesso, è fondamentale lavorare sul senso di efficacia dell’atleta, mostrandogli e ricordandogli (in modo “scientifico” e incontrovertibile), che è in grado di riuscire a fronteggiare quella particolare sfida!
Dott. Antonio Fabozzi
Psicoterapeuta e Psicologo dello Sport
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